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Gianluca Ius, classe 1975, è un imprenditore e manager

DiMario Altomura

Ott 30, 2023
Gianluca Ius

Gianluca Ius, classe 1975, è un imprenditore e manager che opera tra Milano e Roma.

Gianluca Ius Ma è soprattutto un grande appassionato di calcio. Ex presidente del Foligno calcio, ogni anno finanzia e sponsorizza manifestazioni benefiche legate al mondo dello sport. E’ Main Partner della Nazionale Italiana Artisti Tv e sponsor delle Olimpiadi del Cuore di Forte di Marmi. E ha un obiettivo ambizioso al quale sta lavorando: una campagna per convincere i giovani a mettere da parte smartphone e videogames, uscire dal mondo virtuale e dedicarsi allo sport.Gianluca Ius

Gianluca Ius, come valuti l’importanza dello sport per le nuove generazioni 

Lo sport dovrebbe essere di importanza primaria nella vita di tutti, specialmente in quella dei giovani che purtroppo si rifugiano sempre di più nelle proprie camerette, prediligendo web e videogames ad un allenamento fisico vero e proprio.

La sport è una scuola di vita: un momento di aggregazione sociale, educazione e crescita personale sia fisica che mentale. Insegna la competizione, la vittoria, il rispetto per l’avversario a perdere senza troppe frustrazioni. 

Non deve passare in secondo piano il fatto che molti degli insegnamenti trasmessi dallo sport, sia esso individuale o di squadra, e dai vari allenatori valgono anche al di fuori dei campi e degli spogliatoi. Allenandosi e giocando i giovani apprendono in modo naturale come affrontare tante situazioni che si presentano anche nei più diversi contesti quotidiani. Soprattutto imparano a riconoscere la necessità di sforzo ed impegno per raggiungere i proprio obiettivi.

Se oggi dovessi riprendere la carriera da dirigente sportivo, così come già affrontata durante la mia  Presidenza del Foligno Calcio, destinerei gran parte degli investimenti al settore giovanile e alle strutture sportive, come stadi e campi da gioco.

Serve darsi da fare,da tempo sostengo il settore dello sport in qualità di main sponsor, grazie alla mia holding ‘’Bellatrix SA’’. Partecipo finanziando molti eventi sportivi (Nazionale artisti tv, Olimpiadi del cuore insieme al team di Paolo Brosio, etc..) proprio per rimarcare l’importanza e il valore di un settore che a volte viene lasciato in disparte.

La meritocrazia è un aspetto che secondo te funziona nel nostro paese? O contano più le conoscenze? 

La parola meritocrazia risuona nelle mie orecchie fin da quando ero piccolo ma l’ho vista applicata pochissime volte nella mia vita.

Non ho mai percepito un reale cambiamento nel mio Paese in tal senso, probabilmente la raccomandazione è troppo radicata nella struttura e nella percezione del business. 

È inesistente un ricambio generazionale concreto, ci vengono riproposte le stesse figure manageriali spesso con idee obsolete che non permettono alle nuove leve di prendere in maniera proficua e con buona visibilità il proprio spazio. È anche vero purtroppo che nei giovani che si affacciano a questo mondo non vedo i manager e gli imprenditori di un tempo. Sicuramente la preparazione, la grinta e l’ingegno che prima caratterizzavano noi Italiani, si sono un po’ spenti. 

 Quali sono i tuoi progetti futuri?  Dopo tutto quello che sei riuscito a fare hai ancora delle ambizioni da soddisfare? 

Ad oggi non ho interesse ad investire in nuovi settori, è necessario dedicarsi, anima e corpo, alle attività già avviate, mi rendo conto di dover essere presente al 100% su ognuna delle mie aziende affinché funzionino al meglio. 

La chiave del successo è ‘’MAI SMETTERE DI AVERE FAME’’ frase che ormai mi appartiene sempre di più, ho vissuto tre vite, decisamente intense, non cambierei nulla di quello che ho fatto o delle scelte che ho preso, perché mi hanno portato ad essere il Gianluca di oggi. In ogni caso non sarò mai pronto a fermarmi.

Come sono cambiati i modelli a cui ispirarci nel tempo? Quale è stato il tuo se ne hai avuto uno?

La mia generazione ha avuto numerosi modelli di imprenditoria estremamente vincenti a cui ispirarsi come Agnelli, Berlusconi, Preatoni per il modello Sharm El Sheik, Colombo che ha inventato I Viaggi del Ventaglio e Livingstone, I Patti della Valtur, se ne potrebbero nominare davvero molti che hanno reso grande e riconoscibile in tutto il mondo l’Italia. 

Ad oggi, purtroppo, non è più proposta e ricercata la stessa innovazione, molti hanno semplicemente “ereditato” e vivono di rendita senza però portare idee e nuove proposte. 

Globalizzazione e progresso tecnologico non sempre sono sinonimi di valori positivi. Gli ultimi imprenditori rimasti, con una situazione economica e geopolitica come quella attuale, non potendo contare su un vero sostegno governativo, hanno deciso di vendere. 

Il ‘’Made in Italy’’ purtroppo oggi diventa spesso solo uno slogan.

Come giudichi l’avvento dei social e dei profili che spesso diventano modelli per le nuove generazioni? Pensi che siano qualcosa di positivo o negativo?

Come già detto più volte l’avvento dei social o progresso tecnologico è stato molto utile sotto vari aspetti ma non del tutto positivo.

Il troppo, come sempre, stroppia. Assistiamo a una degenerazione del fenomeno, una vera e propria dipendenza nell’uso di tutte le piattaforme. in fondo siamo un paese capace di abusare di ogni cosa che potrebbe rappresentare un’opportunità.

Oggi ci meravigliamo se i nostri giovani sono violenti con i loro coetanei, con gli adulti o con le donne, ma tutto questo è anche causa nostra. Permettendo loro di utilizzare cellulari e tablet fin da molto piccoli, senza spiegazioni e senza filtri ai contenuti che leggono e vedono, li portiamo a pensare che la vita reale sia identica a quella virtuale. L’obiettivo di “fare views” distoglie il focus dall’integrazione sociale: fuori c’è un mondo da conoscere, un mondo vero di persone reali con le quali confrontarsi ed imparare ad interagire.

Sicuramente si possono trovare numerose opportunità sfruttando correttamente le varie piattaforme, ma deve esserci una consapevolezza alla base che deriva da anni di esperienze, possono, infatti, nascere ottimi rapporti sia personali che lavorativi, ma andranno poi sviluppati nella vita reale e non solo tramite scambi digitali.

a cura di Mario Alotomura

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